Fare presto, contenere i tempi, interrogandosi sul “come”
Tre pubblicazioni fresche di stampa per sintetizzare alcune riflessioni che accendono i riflettori su grandi temi all’attenzione della comunità del mondo del costruito, includendo Pa, developer, progettisti, industria e stakeholder. L’accelerazione del mercato (con numerosi progetti pronti al decollo e con un mondo del lavoro dinamico, anche per le nuove occasioni generate dalle novità contingenti), oltre al fermento dovuto alla crisi e alle conseguenti opportunità maturate a scala europea, concentrano l’attenzione sul fare, sul fare presto. Ma come? Quali visioni? Quali regole? Quali strumenti?
A chi serve la città. “Alle persone, alla costruzione del capitale sociale, oltre a quello economico, perché è nel capitale sociale che si trova la chiave di sviluppo di tutto il Paese”. Questo, in sintesi, il pensiero di Marina Dragotto (che è stata il motore dell’Associazione Aree urbane dismesse), anima della conversazione curata da Federico Della Puppa e pubblicata in un prodotto editoriale di Zel Edizioni, con Audis. Un pamphlet studiato anche come breviario di servizio per ogni sindaco: una riflessione a tutto campo sull’urbanistica e le sue evoluzioni, che si sofferma sul fatto che i centri urbani debbano dare ascolto ai cittadini e saper mediare. La città, cuore della nostra vita pulsante, è costruzione di complessità, di interconnessioni e servizi collettivi alle persone.
“La bellezza delle periferie – dice in un passaggio Dragotto – risiede nel loro potenziale divenire, sia fisico che sociale, che va affidato a progetti complessi e ambiziosi, ma anche alla flessibilità di luoghi non totalmente definiti, liberi di accogliere e generare energie che non derivano da progetti pensati a tavolino, ma dalla creatività di luoghi aperti e flessibili perché non ingessati da regole amministrative e sociali tipiche dei luoghi conclusi”.
Siate materialisti! è il titolo di un altro nuovo libro, pubblicato nella collana Vele delle edizioni Einaudi e curato da Ingrid Paoletti, professore di Tecnologia dell’architettura al Politecnico di Milano. “Siamo abituati a pensare alla nostra società digitale come eterea, senza sostanza, quasi avvolgesse il nostro pianeta senza impattarvi. Non è così. Il digitale è cannibale: un numero sempre maggiore di informazioni consuma suolo, energia, risorse e rende necessario un sostrato che produce scarti in un altro luogo, in altri prodotti e infine torna a noi come un boomerang”. La riflessione si concentra sull’uso delle risorse, sul rapporto con la natura, sulla relazione tra naturale e digitale. Il monito? Non solo usare meglio le informazioni e i dati che si possiedono, ma confrontarsi con la comunità per far sbocciare nuove forme di attivismo.
Sguardi sull’architettura contemporanea. Paoletti spiega come la materia non vada trattata come scarto, perché può parlare alle nostre idee, risvegliare la progettualità, incidere sulla scala di valori. Quale ruolo più in generale per l’architettura? Il critico e storico dell’architettura Fulvio Irace ha curato una raccolta di interviste pubblicate da Libri Scheiwiller in cui i più noti studi di architettura di varie nazionalità – distribuiti dall’Estremo Oriente alle Americhe, dall’Africa all’Europa – si confrontano sugli sviluppi di un’arte che per sua natura è fondata sulla fisicità dello spazio e sulla nozione di condivisione sociale. In quest’epoca di grandi cambiamenti l’architettura è chiamata a dare delle risposte e a riflettere su sé stessa, sui suoi strumenti e sui suoi compiti. Come si manifesta oggi la responsabilità dell’architetto?
Per approfondire:
http://audis.it/biblioteca/a-chi-serve-la-citt%C3%A0/
https://www.24orecultura.com/libri-scheiwiller/sguardi-sullarchitettura-contemporanea/